La mattina del 18 marzo, quando la pattuglia di poliziotti si reca in via Gradoli 96 per effettuare un controllo, bussa, tra le altre, alla porta del 2° piano posta accanto al famigerato interno 11: il covo brigatista. L'appartamento è abitato da una coppia: Lucia Mokbel e Gianni Diana, che essendo in casa, aprono la porta. E' Lucia Mokbel che si intrattiene a parlare con i poliziotti. Come affermerà lei stessa al processo Moro, non si tratta di una vera perquisizione ma di un semplice colloquio: la squadra dei poliziotti non perquisisce l'appartamento, alla Mokbel vengo richiesti i documenti e notizie sugli inquilini del interno 11. In merito, la donna si limita a dire che l'appartamento è abitato da una coppia che vede raramente.
Prima di salutarli, la Mokbel, chiede ai poliziotti un favore:consegnare un biglietto indirizzato al Commissario Elio Cioppa del Commissariato Flaminio, riguardante strani rumori, dei segnali Morse sentiti nella notte precedente. Scritto il biglietto lo affida al caposquadra Merola. Del biglietto però non resterà traccia ed i poliziotti negheranno sempre di averlo ricevuto. (vedi l'articolo specifico)
Cosa segnalava esattamente la Mokbel nel fantomatico biglietto?
Andiamo alla deposizione della Mokbel al processo Moro, interrogata dal Presidente Santiapichi, erroneamente indicata come MACBEL, afferma:
MACBEL. Si. Erano le 2:30 - 3, io stavo dormendo; ad un certo punto ho sentito un ticchettio che era talmente continuo che mi ha svegliata. Sono rimasta un po' cosi... Quando ho sentito il rumore smettere, ho cercato di addormentarmi, ma sono passati altri 10 minuti ed iniziato da capo. Dopo un po' di tempo ha smesso di nuovo, per poi iniziare dopo qualche altro minuto. Cosi per mezzora- tre quarti d'ora. Mi ero riproposta di andare la mattina alla questura centrale, dove conoscevo una persona, e di dirgli questo fatto, ma la stessa mattina verso le sette...
PRESIDENTE. Desidero sapere come mai l 'ascolto di questo segnale Morse l'ha indotta a farle ritenere che era opportuno andare alla polizia.
MACBEL. Perché alle tre di notte una persona che trasmette con il morse non è una persona normale, mi scusi. Processo Moro Udienza del 23/9/1982, in CM1 vol.77 pag. 518
Effettivamente la Mokbel non ha tutti i torti, è decisamente singolare che dentro un appartamento si usi per comunicare l'alfabeto Morse.
Il sistema Morse inventato nel lontano 1839, nel 1978 veniva usato ormai solo per le comunicazioni marittime e poco altro. Figuriamoci se i brigatisti potessero usare per le loro comunicazione un sistema così rozzo e limitato. Del resto, le decine di telefonate fatte dai brigatisti a numeri telefonici anche intercettati senza aver mai alcun problema, dimostra come l'uso del telefono fosse un metodo sicuro e molto più flessibile.
Ma gli amanti della dietrologia, si innamorano della figura di questi Br alla Mata Hari, che nel pieno della notte, inviano chini sul telegrafo i ticchettii dell'alfabeto Morse. E quindi varie pubblicazioni, succedutesi negli anni, hanno indicato inequivocabilmente nel covo brigatista il luogo da cui partivano i segnali.
Basti citare come esempio Sergio Flamigni, il padre della dietrologia, che nel libro interamente dedicato a via Gradoli, scrive:
La Mokbel ha dichiarato di ave udito nella notte del 18 marzo segnali di trasmissione Morse provenienti dall'appartamento-covo. Sergio Flamigni, Il Covo di Stato, Kaos Edizione 1999, Pag. 29
Peccato che Flamigni e gli altri, rapiti dalla loro visione di questi Br inizio novecento, si inventino di sana pianta la cosa, in quanto la dichiarazione della Mokbel è tutt'altra:
PRESIDENTE. Fermiamoci un minuto qui, signora: questo segnale Morse da dove proveniva?
MACBEL. Se devo dire la verità, non proveniva da quell'appartamento
PRESIDENTE. Proveniva da quale zona?
MACBEL.. io li sentivo con l'orecchio destro. ...Il mio letto era ubicato cosi: qui era la nostra stanza e il mio Letto era qui. Automaticamente qui erano gli altri appartamenti, qui c'erano gli altri dell'altra scala. E io lo sentivo con l'orecchio destro.
PRESIDENTE. Quindi, secondo lei, inteso che lei lo percepiva con l'orecchio destro, questo rumore veniva da altri appartamenti e non dal numero 11?
MACBEL. E' possibile che venisse da altri appartamenti. ... Proveniva dalla parte in alto di destra.
PRESIDENTE. Mentre l'appartamento è a sinistra?
MACBEL. Mentre l'appartamento dove è stato ritrovato è a sinistra.. Processo Moro Udienza del 23/9/1982, in CM1 vol.77 pag. 519
Quindi il famoso ticchettio che diventerà, inopinatamenti, uno dei "misteri" dell'appartamento di via Gradoli, come afferma la stessa testimone che l'ha sentito, non ha nulla a che fare con il covo brigatista. Il rumore, infatti, afferma la Mokbel arrivava dal lato destro proveniente dall'alto. L'interno 11, la base br, invece, era sulla sinistra allo stesso livello.
Per concludere, si resta stupefatti di come, la maggior parte delle pubblicazioni che parla di via Gradoli, ometta la dichiarazione della MoKbel con l'esatta provenienza del rumore, contribuendo ha creare l'ennesimo fasullo mistero.