
   
L'uomo dal cappotto di cammello
 
   Chi è l'uomo dal cappotto di cammello che sembra dirigere le prime operazioni di soccorso subito dopo la strage? 
  Un altro fantasma del caso Moro ormai risolto. Il cappotto di cammello lo portava Umberto Barbaro come conferma lui stesso Al TG3 il 22/10/1993.
    L'assurdo assioma per cui il cognato di un gladiatore .... è un gladiatore.                             

Lo scoop del TG3
                  Alessandro Marini, uno dei testimoni  chiave dell’agguato di via Fani, oltre alla famosa moto Honda,  riferisce anche un altro particolare: subito dopo la fuga dei brigatisti, un  uomo dell’età compresa tra i 35 e i 40 anni, si occupò di  coordinare i primi soccorsi ed anche di gestire la viabilità,  disponendo anche di una paletta di ordinanza. L’uomo, secondo il  teste, si muoveva con una certa disinvoltura, come se svolgesse tale  attività per professione.
                  In tutta la letteratura sul caso Moro,  si è parlato per anni, di questa fantomatica figura attribuendogli  tutta una serie di azioni messe in atto nei momenti successivi  all’agguato: dal trafugamento delle borse di Moro al depistaggio  delle prime indagini.
                  Nel 1993 Marini viene nuovamente  intervistato sull’argomento da Davide Sassoli, giornalista di Rai  tre, sul misterioso personaggio:
                  
                    MARINI: “Un signore, non meglio  identificato, che non conoscevo. Un signore distinto, di grossa  corporatura, con un cappotto color cammello… Un flash che mi è  rimasto nella mente, è di averlo visto in possesso di una paletta”.
                    SASSOLI: “Quindi lei ha pensato,  questo è un poliziotto!”
                    MARINI: “Sì,  qualcheduno che ci dava una mano, perché in quel momento, a  differenza di me, era lucido, era più presente alla situazione,  quindi poteva dare un contributo maggiore, al soccorso dei  fatti” Trasmissione televisiva Rosso e Nero”, 21/10/1993,  1993 Rai tre. 
                  
                  Nel TG3 del giorno successivo, lo  stesso Sassoli, intervista Bruno Barbaro, che a 15 anni di distanza,  dichiara che l’uomo citato da Marini potrebbe essere lui.
                  
                    SASSOLI: Signor Barbaro, ieri sera ha  sentito a ROSSO E NERO la testimonianza del sig. Marini. Lei si è  riconosciuto nel personaggio con i cappotto di cammello?
                    BARBARO: “Non il cappotto, ma un  giaccone di cammello. TG3, ore 20, 22/10/1993
                  
                  Alla legittima domanda del perché non  avesse prima rivelato la sua presenza in via Fani, Barbaro ha  più volte risposto:
                  
                    Egli ha spiegato di non essersi mai  presentato alle autorità prima del 1994, in quanto,  nell’immediatezza dell’agguato, aveva rilasciato un’intervista  al settimanale Epoca su ciò che aveva visto. Poiché l’intervista  era stata pubblicata aveva ritenuto nota la sua presenza in via Mario  Fani. Questa circostanza è stata riscontrata, acquisendo copia  dell’articolo pubblicato su Epoca. CPM2, 1° Relazione… ,  cit. , pag. 97.
                  
                 
                   
                  
 
 
Bruno Barbaro in un immagine dell'agosto 2016 L'uomo dal cappotto di cammello è morto a Macerata il 10 gennaio 2018 
                 
A tanti anni di distanza, Barbaro,  ricostruisce così gli avvenimenti di quella mattina:
  Mi dovevo recare in via Fani in quanto,  sempre all’epoca, al civico 109 si trovavano la sede e gli uffici  della società Impresandtex srl, della quale ero amministratore.  Mentre mi trovavo ancora in via Stresa (...), ho sentito degli spari  che grazie alla mia esperienza bellica ho subito riconosciuto essere  spari di mitra. Ho proseguito il mio cammino verso via Fani, credo a  passo lento data la paura che la situazione mi incuteva (...). Giunto  all’incrocio con via Fani, ho subito visto una scena che si  presentava in questo modo. Vi era una macchina di colore chiaro  davanti ad un’altra macchina di colore scuro e, dietro  quest’ultima, un’altra macchina chiara. All’interno della prima  macchina non c’era nessuno, all’interno di quella scura mi sembra  di ricordare che ci fosse una sola persona seduta sul sedile di guida  riversa sul volante che mi appariva morta, in quanto vedevo del  sangue colarle dalla testa; nell’ultima macchina, invece, c’erano  sicuramente due persone sedute davanti. Infine ho visto il corpo di  una persona che mi sembrava deceduta posto perpendicolarmente  all’ultima macchina. Credo sia stato questo punto che, per pietà  umana, ho coperto il corpo che si trovava disteso per terra con un  giornale aperto che ho trovato nell’ultima autovettura». Bruno  Barbaro, intervista al Resto del Carlino, 1/8/2016
Di Barbaro si torna a parlare alcuni  anni dopo a seguito di un’intervista, rilasciata al regista  Giuseppe Ferrara, il 31 marzo 2004, da un suo ex dipendente, Giuliano  Proto, in cui si insinua che la società di Barbaro. L'Impresandtex  srl, che nel 1978 aveva due sedi, una in via Fani 109 ed una in Via  Fusco, era una società di copertura dei servizi.
  All’interno della società ogni tanto  incontravo non solo Galizia e Insabato, ma anche altri di cui non  ricordo il nome, che comparivano come collaboratori di Barbaro.  Mentre però io avevo un rapporto con lui di tipo subordinato, questi  ostentavano amicizia e confidenza con lui, pur essendo nullo il loro  rendimento aziendale. Ho avuto l’impressione che venissero pagati  per altre prestazioni. Tale aspetto dell’attività della società  faceva il péndant con le 8 stanze della seconda sede dell’azienda  (quelle in via Alfredo Fusco) che erano tutte ben arredate con  scrivanie e mobili d’ufficio ma che erano quasi inutilizzate.  Stanze le cui finestre erano per l’appunto affacciate sul parco  della Pineta Sacchetti, proprio di fronte alla sede del SISMI (in  linea d’aria, 2 Km). Non credo che questo significhi che tra i due  edifici si potessero inviare segnali a vista, ma la vicinanza tra il  cognato di un comandante dei “gladiatori” e la sede dei servizi  segreti militari è per lo meno indicativa. Insomma tutto faceva  pensare ad una copertura di attività di intelligence”. L’intervista  completa a Giuliano Proto definito “Sig: G” è sul sito “Vuoto  a perdere" http://www.vuotoaperdere.org/Libro/DocumentoInedito.htm
Anche in questo caso le indagini  effettuate in merito non trovano nessun  riscontro. La nuova  commissione Moro, che fa svolgere nuovi accertamenti, alla fine  ammette:
  Per ciò che riguarda eventuali  collegamenti del signor Barbaro e della sua società con servizi di  intelligence, gli accertamenti effettuati dal Servizio centrale  antiterrorismo su incarico della Commissione non hanno fornito alcun  riscontro e sono stati decisamente smentiti dall’interessato. CPM2,  1° Relazione… , cit. , pag. 98
Un'altra notazione viene fatta da  D’Adamo riguardo l’ubicazione dell’appartamento di Barbaro in  via Fani.
  … il brain trust che ha  organizzato e gestito la strage di via Fani ha uffici e uomini  proprio in via Fani 109, sopra il bar Olivetti (...) Lì ha sede,  come sappiamo, la Impresandex SRL di Bruno Barbaro, D’ Adamo,  Chi ha ammazzato l’agente…., cit, pag. 76
  Quel signore è presente anche sul  terrazzo del primo piano del civico 109 sopra il bar Olivetti, dove  aveva sede anche l’ufficio di rappresentanza di Bruno  Barbaro, Ibid.pag93
Ancora una  volta, dopo i nuovi accertamenti richiesti dalla commissione Moro,  arriva la smentita. (2)
  LAURA TINTISONA. Dirigente P.S.
  In particolare, D’Adamo scrive  (riporto testualmente): «Quel signore è presente anche sul terrazzo  del primo piano al civico 109 (… )
  Come detto, è stato accertato presso  l’ENPAF, e anche con un sopralluogo fatto lì, che l’appartamento  di Bruno Barbaro affacciava unicamente su un cortile interno.
  Tra l’altro, escluso che si tratti  appunto del balcone di Barbaro, anche la segnalata presenza sul  balcone non sembra vera; infatti, da un esame di altre immagini  estrapolate sempre da fonti internet, la persona indicata si trova  non su un balcone, ma all’esterno, e sembra appoggiata alle  strutture delle tende del bar Olivetti. CPM2, seduta del 10  giugno 2015 pag.12
                
                  Rimane da considerare un ultimo punto:  la parentela di Bruno Barbaro con Ferdinando Pastore Stocchi  ufficiale del Sid che dirigeva la base di Capo Marrargiu, sede di  addestramento degli appartenenti a Gladio e a diversi corpi speciali.
                  Bruno Barbaro era cognato di Stocchi  avendone sposato la sorella Licia. Barbaro ha sempre definito i  rapporti con il cognato minimi e del tutto formali. Nella sua ultima  intervista rilasciata al Resto del Carlino nell’agosto del 2016  cosi parlava di Stocchi:
                  
                    «Gli davo dello stupido perché era di  destra, ma mi era simpatico. Io ero vicino alla sinistra: sono stato  partigiano, ho combattuto, militato ne l'Anpi di Udine. Ho  preso legnate dai tedeschi e dai fascisti, ma non racconto mai di  quei tempi». Umberto Barbaro, Intervista al Resto del  Carlino http://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/bruno-barbaro-morto-1.3658987
                  
Chiaramente la dichiarazione di Barbaro  non basta a chi vuole per forza vedere i servizi segreti in via Fani,  è sintomatico, a tale proposito, quanto afferma il deputato Gero  Grassi in commissione Moro.
  Le dichiarazioni di Barbaro di non  avere rapporti con il cognato, il colonnello Bruno Pastore Stocchi,  non è suffragata da alcuna testimonianza o prova documentale. Il  cognato dice: «Non abbiamo rapporti», ma non c’è alcuna prova  che non li avessero. Certamente a noi fa fede la testimonianza, ma  non c’è la prova CPM2, seduta del 8 luglio 2015, pag. 22
Non sono coloro che affermano che  Barbaro, attraverso il cognato, abbia fatto parte dei servizi segreti  a doverlo dimostrare con riscontri oggettivi. E’ Barbaro, invece,  in contrasto con qualsiasi logica giudiziaria, a dover esibire le  prove a sua discolpa!!!
                  Infine, considerare la parentela con un  appartenente ai servizi segreti come prova della militanza negli  stessi servizi è una delle cose che ci ha sempre lasciato perplessi.
                  Chiunque affermasse che tizio, avendo  il cognato che fa il panettiere, probabilmente anche lui è  panettiere, sicuramente non verrebbe preso sul serio. Nel caso dei  servizi segreti, con lo stesso assioma, è invece possibile costruire  pagine e pagine di fantasie.
                  Alla fine dei nuovi accertamenti  richiesti dalla commissione Moro, riguardo alle voci circolate per  anni sul conto di Bruno Barbaro, il giudizio è inequivocabile
                  
                    Allo stato degli accertamenti non  sembrano, quindi, esservi evidenze di un ruolo attivo o comunque  anomalo del signor Barbaro in relazione alla strage di via Fani. CPM2,  1° Relazione… , cit, pag. 98
                  
             
